Che cos’è la depressione?
La depressione è una condizione psichiatrica comune che può colpire adulti di tutte le età, dai giovani agli anziani, e anche i bambini.
Contrariamente a quanto si possa pensare, la depressione non riguarda solo le emozioni e l’umore, ma influisce anche sul corpo, alterando i comportamenti e manifestandosi con sintomi fisici.
Questa patologia può interessare sia uomini che donne, ma si stima che le donne siano più frequentemente colpite dalla depressione rispetto agli uomini.
La depressione è considerata un disturbo dell’umore, una funzione psichica cruciale per l’adattamento al nostro ambiente interno ed esterno grazie alla sua flessibilità. In caso di depressione, questa flessibilità si perde e l’umore rimane costantemente basso, indipendentemente dalle circostanze. Il tono dell’umore è sempre pessimo, accompagnato da pensieri negativi e pessimisti su sé stessi, gli altri e il futuro.
La depressione può manifestarsi a qualsiasi età, senza distinzioni di razza, cultura o status sociale. L’età media di insorgenza è intorno ai 25 anni. Questo disturbo non è legato alla fragilità caratteriale né rappresenta un disturbo della personalità.
Si tratta di uno stato d’animo persistente che diventa patologico quando, insieme a cambiamenti fisici, fisiologici e cognitivi, compromette in modo significativo la capacità di funzionamento dell’individuo.
La condizione si verifica quando una persona reagisce in modo eccessivo e per un periodo prolungato a un evento scatenante, emotivamente angosciante e stressante, spesso legato a una perdita.
Un episodio depressivo non trattato dura in genere circa 6 mesi, ma può persistere per 2 o più anni. Gli episodi tendono a ripresentarsi ripetutamente nel corso della vita, rendendo le recidive comuni per chi soffre di depressione.
Quali sono i sintomi della depressione?
Sebbene esistano diverse forme di depressione, che si differenziano per durata e presunta origine, condividono alcuni sintomi emotivi, fisici e cognitivi che influenzano significativamente la vita personale, relazionale e sociale dell’individuo.
Le persone che soffrono di depressione vedono compromessa la loro capacità di svolgere le attività quotidiane, tendono a isolarsi ed evitare le interazioni sociali, e sviluppano sensi di colpa e sentimenti di autosvalutazione. Se questi sintomi non vengono riconosciuti e trattati tempestivamente, possono diventare cronici.
I sintomi tipici della depressione includono:
- Profonda tristezza
- Quasi totale perdita di interesse e piacere, che porta ad abbandonare passioni, hobby e attività piacevoli
- Alterazioni dell’appetito (diminuzione o aumento dell’appetito)
- Disturbi del sonno (insonnia o eccessivo bisogno di dormire)
- Stanchezza cronica
- Problemi di memoria
- Difficoltà di concentrazione
- Mancanza di progettualità e difficoltà a prendere decisioni quotidiane
- Pensieri negativi, incluso il suicidio
La presenza di almeno cinque di questi sintomi può indicare una condizione depressiva, che deve comprendere almeno un episodio depressivo di durata minima di due settimane. Spesso, a questi sintomi si aggiungono anche rallentamento psicomotorio e sintomi somatici.
Tipi di depressione
Il termine “depressione” non si riferisce a una singola malattia, ma include diverse forme depressive, ciascuna con caratteristiche specifiche. Ecco alcune delle principali tipologie:
- Depressione unipolare o disturbo depressivo maggiore: Questa è una delle forme più gravi di depressione, i cui sintomi impediscono di svolgere le normali attività quotidiane, come dormire e mangiare, oltre a influenzare negativamente attività che normalmente portano piacere.
- Disturbo distimico o distimia: Caratterizzato da sintomi simili a quelli della depressione maggiore, ma in forma più lieve e persistente.
- Disturbo depressivo non altrimenti specificato: Questa categoria include disturbi depressivi che non rientrano in altre specifiche categorie diagnostiche.
- Disturbi bipolari o patologie maniaco-depressive: Questi disturbi sono caratterizzati dall’alternanza tra stati depressivi e stati maniacali o ipomaniacali. I disturbi bipolari si suddividono in:
- Disturbo bipolare di tipo I: Caratterizzato da almeno un episodio di mania o misto alternato ad episodi depressivi.
- Disturbo bipolare di tipo II: Caratterizzato da episodi di ipomania (mai di mania) alternati a episodi depressivi.
- Disturbo ciclotimico o ciclotimia: Ha una durata minima di due anni e si manifesta con l’alternanza di episodi depressivi da lievi a moderati ed episodi ipomaniacali.
Queste forme di depressione, con le rispettive caratteristiche, sono dettagliatamente descritte nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), attualmente alla sua quinta edizione.
Esistono anche altre tipologie di depressione classificate in base all’eziologia:
- Disturbo disforico premestruale: Comprende una serie di sintomi affettivi, comportamentali e somatici che si presentano mensilmente durante la fase luteale del ciclo mestruale.
- Disturbo depressivo dovuto a un’altra condizione fisica.
- Disturbo depressivo indotto da farmaci o sostanze (disturbo depressivo iatrogeno).
Cause della depressione
L’eziologia della depressione non è del tutto chiara. Tuttavia, la sua comparsa può essere influenzata da una combinazione di fattori predisponenti o precipitanti di natura biologica, psicologica, sociale, genetica e fisiologica. Tra questi, possono giocare un ruolo significativo l’ereditarietà, gli effetti collaterali di alcuni farmaci, squilibri ormonali e organici, eventi traumatici come lutti, gravi conflitti interpersonali e familiari, cambiamenti di vita e malattie fisiche.
Circa la metà delle persone affette da depressione ha una predisposizione familiare legata a fattori genetici che alterano il normale funzionamento di alcuni neurotrasmettitori (serotonina, dopamina, norepinefrina), influenzando negativamente l’iniziativa, il sonno, i pensieri ossessivi e le interazioni sociali.
Le variazioni nei livelli ormonali femminili possono provocare significativi cambiamenti dell’umore, particolarmente evidenti poco prima delle mestruazioni, durante la gravidanza e soprattutto nel periodo post-partum (depressione post-partum).
La depressione può anche essere causata da disfunzioni tiroidee dovute a patologie della ghiandola o come conseguenza indiretta di una malattia dolorosa o invalidante che compromette la qualità della vita della persona colpita.
Il disturbo affettivo stagionale è un esempio di come i cambiamenti climatici e ambientali possano indurre forme gravi di depressione in individui particolarmente sensibili. Anche alcuni farmaci, come beta-bloccanti e corticosteroidi, possono contribuire all’insorgere di stati depressivi, specialmente quando la loro assunzione viene sospesa.
Alcune malattie mentali, come i disturbi d’ansia, il disturbo da uso di alcol e altre sostanze, e la schizofrenia, possono predisporre alla depressione. Inoltre, eventi che generano sofferenza emotiva possono favorire la depressione in soggetti già predisposti.
Ruolo dei neurotrasmettitori nella depressione
In merito al ruolo dei neurotrasmettitori nella depressione, sono state formulate alcune ipotesi fra le quali:
- Ipotesi monoaminergica: Questa teoria sostiene che la depressione sia causata da una carenza di serotonina, noradrenalina e dopamina. La teoria è supportata dal fatto che i farmaci antidepressivi aumentano la trasmissione di queste monoamine.
- Ipotesi della sensibilità recettoriale: Secondo questa ipotesi, la depressione non è solo dovuta a un deficit di monoamine, ma anche a un’alterata sensibilità dei recettori postsinaptici a questi neurotrasmettitori.
- Ipotesi permissiva: Questa teoria sottolinea l’importanza del bilancio reciproco tra serotonina e noradrenalina nei processi regolatori dell’umore. Un livello troppo basso di serotonina può disturbare la regolazione della noradrenalina, portando alla mania. Al contrario, un calo della noradrenalina può disturbare la regolazione della serotonina, causando i sintomi della depressione.
- Ipotesi ormonale: Questa ipotesi suggerisce che l’alterazione dell’asse ipotalamico-pituitario-surrenale (HPA) possa influenzare i livelli di serotonina e noradrenalina rilasciati dai neuroni, compromettendone il funzionamento.
Terapie tradizionali per trattare la depressione
Quando l’origine della depressione indica una natura psicosociale, una strada spesso percorsa e la terapia cognitivo-comportamentale, che si concentra sul presente e sulla sintomatologia attuale.
Questa terapia tenta di modificare i pensieri negativi che contribuiscono alla depressione, aiutando la persona a sviluppare un pensiero più equilibrato e razionale. Inoltre, lavora per migliorare le abilità di coping della persona, incoraggiandola a riprendere gradualmente le attività abbandonate, iniziando da quelle più piacevoli, e a sviluppare comportamenti più funzionali.
La terapia farmacologica con antidepressivi, che è prevalentemente sintomatica, diventa necessaria quando i sintomi depressivi sono così gravi da compromettere la vita sociale, professionale e relazionale. Sebbene questi farmaci siano ampiamente utilizzati, i risultati possono essere modesti e temporanei.
Diverse classi di farmaci sono impiegate nel trattamento della depressione: antidepressivi triciclici e tetraciclici, agonisti multisistemici Noradrenalina-Serotonina, e inibitori del reuptake della serotonina (SSRI).
Per la depressione resistente, possono essere utilizzate combinazioni con stabilizzatori dell’umore. Se la depressione è accompagnata da sintomi psicotici, è giustificato l’uso di una combinazione di antidepressivi e antipsicotici. In ogni caso, è fondamentale integrare la terapia farmacologica con una valida psicoterapia, per aiutare la persona a sviluppare strategie funzionali per affrontare gli episodi depressivi acuti e prevenire le ricadute.
Tuttavia tutte queste terapie tendono a trattare i sintomi senza riuscire a scavare nella profondità neuro psico fisiopatologica da cui tutti i processi disfunzionali partono.
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